Lezione 3: A cosa servono gli oscillatori di mercato?

Corso cfd
4 Dicembre 2014
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Dire che il mercato sta oscillando a cosa ci fa pensare? Al fatto che i prezzi tendano ad aumentare o diminuire con una maggiore velocità, ma non solo. Questa è la definizione di volatilità. L’oscillazione rispecchia anche, in modo diverso a seconda dell’indicatore, qual è la tendenza fino a quel momento del mercato. Quindi, conta molto il tipo di indicatore a cui ricorriamo per il genere di informazioni che siamo interessati a carpire dal nostro modello di trading. Vediamo alcuni esempi e quali sono gli indicatori più ricorrenti. Per approfondimenti sulle strategie da adottare nel forex trading e nel trading binario potete leggere qui.

Indice

Il Momentum, uno dei più semplici

Non vi sono particolari difficoltà a determinare il Momentum nel nostro modello di previsione che è semplicemente dato dalla differenza tra il prezzo di chiusura relativo al periodo precedente che ci interessa ed il prezzo di chiusura ultimo.

Riflettiamo, attimo, a questo punto sul tipo di informazioni che potrebbe darci un indicatore del genere.

Potremmo riportare su un grafico gli esiti dei nostri calcoli. Cosa vuol dire se otteniamo un crescendo di valori? Che l’ultima chiusura è maggiore dell’n-esima considerata. Quindi, stiamo assistendo progressivamente ad un surriscaldamento del mercato.

Perché chiamiamo tale “oscillatore”, invero molto semplice, momentum? Appunto perché stiamo contestualizzando la nostra analisi ad un periodo n prestabilito.

Quali sono altri oscillatori?

In un certo senso, anche la media mobile vista precedentemente può essere considerata un oscillatore, seppur non si tratta obiettivamente di un indicatore.

Analizziamo, invece, un altro indicatore-oscillatore molto semplice ed intuitivo da capire ma, così come il momentum, anch’esso dotato di rilevanza pratica indubbia.

Spesso, il momentum ha molti problemi per il fatto che viene calcolato tramite differenze e, per rendersi indipendenti dai maggiori pesi nel lasso considerato dei valori più forti o più deboli, non possiamo che ricorrere ad una misura relativa. Questo è appunto il caso dell’indicatore Rsi (Relative Strenght Index).

Il problema delle componenti erratiche resta, comunque, in ogni caso parzialmente risolto e dobbiamo utilizzare tale indicatore solo come supporto all’analisi, e mai in sostituzione del trading tradizionale.

Dal riquadro che segue potete notare alcune informazioni di sintesi su come calcolare ed interpretare l’indicatore di forza relativa preso in esame:

ipercomprato

Non vi sono particolari difficoltà, come potete ben vedere, nella sua comprensione ed è molto semplice da accostare alla nostra analisi.

A cosa può esserci utile capire se siamo in ipercomprato o ipervenduto? Semplice, solitamente, in prossimità di tale aree ci sarà un’inversione di tendenza. Ci possono aiutare, indifferentemente, anche i volumi di contrattazione.

Anzi, molti traders che adottano uno stile tattico veloce li hanno sempre sotto mano per cercare di fare trend following e porsi a valle del mercato.

Nei casi visti sopra, invece, stiamo cercando di anticipare il mercato, il che è ben diverso.

Di oscillatori ne esistono varie versioni e famosi traders ne sfoderano di nuovi, sulla base della loro inventiva e della loro esperienza.

Ma, dire oscillatori, è lo stesso che parlare di stocastici? Non del tutto e capiremo perché.

Lo stocastico è in funzione di un parametro variabile

Il ruolo è lo stesso ma cambia il senso matematico dell’indicatore. Se il parametro non è necessariamente discrezionale e fisso ma varia, al variare di altre grandezze, entriamo nel mondo degli stocastici.

Ecco quello più utilizzato.

  • Stabiliamo il nostro range “n” di prezzi da considerare
  • Facciamo la differenza fra il prezzo massimo ed il prezzo minimo in corrispondenza di tale intervallo e la poniamo al denominatore
  • Al numeratore poniamo la differenza fra l’ultima chiusura ed il minimo di chiusura nell’intervallo ampio n preso in considerazione
  • Tutto questo, per esprimerlo in termini percentuali, lo dobbiamo chiaramente moltiplicare per 100.

Se facciamo una media dell’indicatore così ottenuto, quale sarà l’esito analitico? Una curva dei prezzi che tenderà a muoversi più lentamente per quelle che sono le caratteristiche della media.

A questo punto, riusciremo ad avere delle indicazioni di anticipazione di segnale, a seconda che entrambe le curve si trovino in un’area di valori più bassa (trend bearish o ribassista) o più alta (trend rialzista).

Riassumiamo le caratteristiche comuni agli oscillatori

Non tutti gli oscillatori sono indipendenti dalle variazioni di punta, a livello intra-day nel periodo considerato. In questo caso, li chiameremo oscillatori ciclici.

Possono essere elaborati altri indicatori svincolati dalle tendenze di punta? Forse sì, applicando ulteriori sofisticazioni matematiche che con le semplici differenze ed i rapporti visti prima non ci permettono di giungere con efficacia, in ogni caso, alle previsioni.

Il forex, rispetto al trading binario, richiede maggiormente di tali sofisticazioni tecnico matematiche dato che è possibile operare anche in maniera adattiva (trailing stop). Ci torneranno, pertanto, utili concetti come la “Velocità mobile centrata” che possiamo ottenere semplicemente considerando la differenza fra due medie mobili centrali, di cui quella più lenta il doppio dell’altra.

Ma cosa ha in più la media mobile centrata rispetto alle medie mobili viste nelle lezioni precedenti? Ci permette di attribuire maggiore “valore” ai gap o distanza fra le curve che non sono solo in funzione dei parametri scelti per la velocità rispettivamente isolata delle due medie.

L’una è in relazione inestricabile con l’altra.

Concludiamo con il Parabolic SAR

Si presenta graficamente come una sorta di antenna parabolica al di sotto o al di sopra dei prezzi e ci dà importanti informazioni sull’ingresso o l’uscita dal mercato.

Non è quasi mai utilizzato da solo ma va associato ad altri indicatori fondamentali.

Calcolarlo è abbastanza semplice. Ecco come bisogna fare.

  • Il Sar di partenza è il minimo del prezzo estrapolato dalla chiusura precedente
  • Prendiamo in considerazione il punto di massimo e sottraiamolo con il Sar iniziale
  • Dobbiamo moltiplicare il tutto per un fattore moltiplicativo che ci darà quella classica forma ad antenna per i prezzi. Questo fattore moltiplicativo non resterà costante
  • Tutto questo bisognerà sommarlo al Sar di partenza o corrente

E via via, così determiniamo il Sar successivo, semplicemente partendo da un dato: il minimo di chiusura per un dato periodo.

Praticamente, come dobbiamo leggere questa classica parabola sovrapposta ai prezzi in ribasso ed al di sotto dei prezzi al rialzo? Semplice, noi possiamo seguire il trend fino a quando la “parabola” incrocerà la linea dei prezzi. A quel punto, è abbastanza probabile che vi sarà l’inversione di tendenza.

Avete, allora, capito a cosa servono questi oscillatori e stocastici? A determinare, appunto, la tendenza di fondo della nostra analisi