Quando tutte le previsioni che accordano il trading e la dinamica dei prezzi al funzionamento del sistema economico saranno formulate tempestivamente e prima dell’incidenza dei market mover sul mercato, parametrando a dovere la tempistica di ingresso sul mercato, allora, cominceremo a credere che il mercato funziona davvero così.
Al momento, lasciate formulare un’ipotesi di trading: il mercato non ha un funzionamento preciso ma è frutto di una conflittualità di “potere” fra chi lo può smovere, condizionandolo. Stiamo assistendo ad una sorta di difesa della libertà economica, alla presentazione delle cripto-monete come una sorta di rivoluzione mentale contro un sistema e tra fiumi di traders che vogliono investire sui bitcoins, non possiamo che riflettere sulla concezione del “valore” che ci apre nuove frontiere mentali per il trading che non siano fondate solo sulla legge del caso.
Quando non si può parlare di economia politica, si dialoga di statistica e di matematica pura! Si assume: “La storia si ripete”, denudando le nostre costruzioni di ogni sovrastruttura ipotetica (le uniche sono rappresentate solamente da termini come “banche centrali”, “imprese”). Nell’azionario, finiamo con il tenere conto delle valutazioni di bilancio previsionali più o meno entusiastiche e della loro incidenza sul sentiment degli investitori. Si dice: “Siamo tutti sulla stessa barca!”. L’azienda va a gonfie vele, gli investitori comprano una quantità maggiore di azioni, i prezzi salgono! No, sbagliato. Manca ogni riferimento al flottante, alla quantità del transato.
Cosa faceva Marx quando rifletteva sul valore? Cercava di tenere sotto controllo tutta la ricchezza per associarvi quella che per noi oggi è utopia, ma tale non voleva essere. Nella quinta sezione del Capitale di Karl Marx, scritto invero a più mani, leggiamo: “Il denaro – preso qui come espressione autonoma di una somma di valore, sia che esista realmente in denaro oppure in merci – può essere convertito in capitale sul fondamento della produzione capitalistica e così divenire da valore determinato valore valorizzantesi, che si accresce”. Marx ci insegna a non diventare schiavi del valore ultimo ma a soffermarci sulle quantità-valore.
Quindi, diamo peso anche alla ricchezza reale senza diventare i tipici previsori che dicono: “Bene, ora i prezzi salgono perché la domanda aumenta! Gli oscillatori lo confermano, le medie mobili evidenziano un trend rialzista in atto, le candele giapponesi mostrano una maggiore forza di intensità del trend rialzista in procinto di esplodere nel mercato”. Soprattutto se abbiamo a che fare con il forex, può valere tanto chiedersi quanta moneta è in circolazione effettiva, quali sono le scelte di politica monetaria compatibili con le riserve dello Stato che ci interessa. Insomma, anche l’apocalittica conta nel trading binario, ancor prima di osservare l’aumento o la riduzione dei prezzi nudi e crudi.
Il problema sono le asimmetrie informative, il fatto che non siamo a conoscenza di informazioni dettagliate sugli aggregati monetari che da qualcuno sono stati considerati invalidi per l’attuale economia reale. Dobbiamo credere, pertanto, negli artifici del caso oppure pensare che il mercato funzioni come quello di un tipico banditore walrasiano e prima o poi ci sarà l’equilibrio?
Calma, calma, l’economia politica forse ci insegna meglio della psicologia fatta per il trading, a mantenere i nervi saldi ed ad essere meno sicuri nelle nostre previsioni, di modo da non stupirci se poi il mercato asiatico crolla, con grosse perdite per quanti non si aspettavano i pesanti ribassi che vi sono stati, con conseguente sospensione per eccesso di volatilità, almeno per quei mercati dove ciò è previsto.
E forse con un po’ di fantasia, riusciremo ad elaborare un approccio metodologico basato sull’algebra lineare, in maniera da potervi inserire più determinanti dal lato dei prezzi e delle quantità e porre dei vincoli alle nostre equazioni di costrutto.
Per quale motivo dovremmo condurre un ragionamento semi-lineare anche con le curve dei prezzi mediamente osservati, svincolandoci da tutto il resto, se è di mondo economico che stiamo parlando. La matematica o la statistica pura hanno il difetto “meccanicistico” di deviare il pensiero da ogni lavorìo concettuale economico.
Se vorrete diventare dei buoni traders, non dovrete soltanto appoggiarvi sui metodi tradizionali, di cui ormai trovate facilmente informazioni sulla rete, ma provare a fantasticare anche nel mondo del trading. Ricordate: il mercato non funziona secondo un sistema di determinanti causali ma è pieno di “disturbi stocastici” per i quali la statistica o le candele giapponesi non ci possono aiutare. Bisogna, quindi, lavorare molto di cervello e di intuito.