Negli articoli precedenti ci siamo soffermati sulle differenti prospettive che fanno parte del trading e ci siamo effettivamente chiesti se l’economia politica può aiutarci o meno a costruire un nuovo “impianto concettuale” di trading. E ci siamo posti alcuni dubbi leciti, tra i quali quello che di seguito vi accenniamo: Ora, quando leggendo un semplice manuale di trading ci dicono che i corsi di una valuta aumenteranno perché aumenta il costo del denaro associato, qualche dubbio sul reale collegamento ci sovviene. Non sarà che cerchiamo di spiegare gli artifici delle autorità di politica monetaria con fantasiose teorie di cui non ne abbiamo la comprova empirica? Ecco, perché non stupiamoci se non riusciamo ad avere il mercato sotto controllo!
Andiamo, pertanto, a Paul Krugman che in “Economisti per caso” ci propone un’idea assai interessante: “I libri che ci propongono teorie della storia (ossia che pretendono di scoprire modelli comuni in eventi lontani fra loro nel tempo e nello spazio) hanno una dubbia reputazione fra i professionisti…Eppure il pubblico ha un insaziabile appetito per teorie che sembrano spiegare ogni cosa, per cui tali libri continuano ad uscire”. L’autore dimostra come leggi cicliche sulla teoria delle onde contano poco o nulla, dato che l’avanzare delle relazioni economiche ed industriali hanno spinto il lato della bilancia dalla parte dello Stato e della sua arbitrarietà nell’incidere sulle politiche governative, stabilizzando o destabilizzando il mercato. Niente terra promessa e niente teoria dell’equilibrio neoclassico, o peggio ancora della Nuova Economia.
Già nel trading binario, attraverso alcuni approcci, applichiamo la concezione della probabilità ma ci basiamo sulla concezione frequentista della probabilità, come accennato in uno dei precedenti articoli, ma d’altronde Keynes si isola da ogni soggettivismo ed introduce concetti come l’intuizione e la credenza razionale che cercano di oggettivare il nostro mondo probabilistico, teorie che sono finite abbandonate quasi disprezzando così il buon Keynes che ci ha dato molti spunti per capire il sistema economico.
Si è preferito tornare sui postulati classici, rinnovandoli attraverso l’utilizzo di quantità marginali e nelle premesse dell’equilibrio statico. La dinamica keynesiana che richiede di adoperare il concetto di probabilità può farci capire meglio come funziona il mercato e così farci operare nel trading binario con maggiore cognizione di causa, che non nel dare cieca fiducia al puro caso, alle medie mobili, alla teoria delle onde di Elliott, alle candele giapponesi.
Possiamo fare in modo, in conclusione, che l’approccio adottato nel trading abbia poco o nulla a che fare con il baricentro della distribuzione dei prezzi, teorie sui cicli economici che hanno dato il via a teorie sui cicli dei prezzi (e certamente ricorderete nomi come Schumpeter, uno degli massimi esponenti che ha cercato di vedere l’economia come costellata da fasi) e soprattutto “fantasie” empiriche che accordano la verità e l’intuito all’osservazione. Semplicemente, vogliamo fare i traders “keynesianamente” parlando e ciò ci richiede prima di tutto di elaborare i concetti che ne sono alla base.